Nota per il prezioso ruolo che svolge per la salute dell’apparato osteo-articolare e del sistema immunitario, la vitamina D entra adesso in gioco anche per il sistema centrale nervoso. Alcuni studi confermano infatti che gli integratori di vitamina D aiutano ad alleviare i sintomi della depressione.
“Assicurarsi il fabbisogno di vitamina D risulta indispensabile per la salute”. Il monito arriva dall’intera comunità medico-scientifica. In realtà questa vitamina, essendo coinvolta in molti processi fisiologici, rappresenta un elemento importante per il benessere dell’organismo. Tanto che la sua carenza è stata correlata, da numerose evidenze scientifiche, non solo allo sviluppo di molte neoplasie, ma anche a delicate e specifiche patologie. Ma c’è di più! La vitamina D ha il potenziale per curare anche la depressione, poiché tale micronutriente è in grado di regolare le funzioni del sistema nervoso centrale.
EFFETTI BENEFICI APPENA SCOPERTI
Il nostro corpo ha bisogno della giusta quantità di vitamina D per funzionare bene, sia fisicamente che mentalmente e c’è oggi un numero crescente di prove che collega la mancanza di vitamina D alla depressione. Una nuova analisi di 41 studi precedenti, suggerisce che l’assunzione di integratori di vitamina D può alleviare i sintomi depressivi nelle persone a cui è già stata diagnosticata la depressione, aprendo così una potenziale opzione di trattamento.
UNA SIGNIFICATIVA RICERCA
I risultati di un’ampia meta-analisi, pubblicata sulla rivista Critical Reviews in Food Science and Nutrition, ottenuti da un team internazionale di esperti hanno evidenziato come l’assunzione di vitamina D possa alleviare i sintomi della depressione negli adulti. Una risposta importante a una patologia sempre più dilagante. Si stima infatti che solo a seguito della pandemia più di 50 milioni di persone al mondo si siano aggiunte a quelle che già prima soffrivano di disturbi depressivi, portando l’incidenza di questa malattia oltre 3100 casi ogni 100mila abitanti.
LA DEPRESSIONE: UNA PIAGA SOCIALE
Un vero e proprio allarme di salute pubblica globale che ha spinto la ricerca a esplorare altre vie di aiuto, valutando anche alternative nutrizionali. In questa mole di dati, la nuova meta-analisi ha incluso studi condotti su pazienti con e senza depressione; ma anche persone che prendevano integratori di vitamina D; soggetti che avevano assunto placebo e pazienti con malattie sistemiche, mettendo in evidenza i benefici dell’integrazione (generalmente dai 50 ai 100 microgrammi al giorno) in diverse popolazioni.
RISULTATI INCORAGGIANTI
Nei partecipanti con depressione, l’assunzione di vitamina D ha mostrato di essere più efficace del placebo nell’alleviare i sintomi depressivi. Tale azione è risultata più significativa quando gli integratori erano stati assunti per periodi di tempo più brevi (meno di 12 settimane), sia in presenza di disturbo depressivo maggiore e sia di sintomi depressivi più lievi. “Tali risultati incoraggiano ulteriori studi clinici di alto profilo su pazienti con depressione per fare più luce sul possibile ruolo degli integratori di vitamina D nel trattamento della depressione”, ha affermato Tuomas Mikola, autore principale dello studio e ricercatore presso l’Università della Finlandia.
NÉ TROPPA NÉ TROPPO POCA
Essere soggetti a una possibile carenza di vitamina D è un rischio frequente, da non sottovalutare, soprattutto se non la si assume in quantità adeguate da fonti alimentari o se si trascorre poco tempo all’aria aperta, esposti al sole. Una semplice analisi del sangue permette così di verificare, anche in assenza di sintomi, il dosaggio della vitamina D, intervenendo su eventuali carenze. È sicuramente consigliabile non abusarne e soprattutto non ricorrere al fai-da- te con autodiagnosi. Assumere troppi integratori vitaminici quando non se ne ha un reale bisogno può provocare infatti sintomi ipervitaminosi come vomito, perdita di peso e insufficienza renale cronica. Ed è per questi motivi che si consiglia di recarsi nella Farmacia Club Salute di fiducia per chiedere consiglio e verificare la soluzione più adatta alle proprie esigenze di salute.
A colazione: latte e vitamina D
Le popolazioni nordiche sono solite arricchire latte e yogurt con vitamina D così come altri alimenti per la colazione. Non ne hanno perciò carenza sebbene le occasioni di prendere la tintarella siano certamente parecchio limitate.
Integratori: i supplenti della vitamina D
Prodotta naturalmente dalla pelle, ma solo in determinate condizioni, il nostro fisico non è in grado di sintetizzarla autonomamente e deve pertanto affidarsi a fonti esterne. La più ricca è sicuramente la luce del sole che dovremmo cercare di immagazzinare soprattutto in estate (senza abusare delle creme protettive che ne intralciano la produzione) e continuare ad assorbirla anche nei mesi freddi con passeggiate di almeno 30 minuti al giorno. La dieta potrebbe non bastare ad assicurare livelli adeguati di vitamina D e per non rischiare carenze, in autunno, inverno e primavera è consigliabile ricorrere agli integratori a scopo preventivo. In questi casi si raccomanda di attenersi scrupolosamente alle indicazioni del medico, che suggerirà la dose in base alla gravità della carenza e ad altri fattori di rischio.
La vitamina del “Sole”
“La vitamina D è una vitamina cosiddetta liposolubile, vale a dire che si scioglie nei grassi. Ne esistono in natura due forme principali: la vitamina D2 (ergocalciferolo) di origine vegetale, e la vitamina D3 (colecalciferolo) di origine animale”. È quanto specificato dall’Istituto Superiore della Sanità (Iss) che aggiunge: “Una vitamina sui generis: le vitamine, infatti, sono molecole essenziali che l’organismo non può produrre da solo e devono essere introdotte attraverso l’alimentazione. La vitamina D, invece, anche se presente in alcuni alimenti è prodotta dall’organismo in seguito all’esposizione della pelle al sole. La radiazione ultravioletta, infatti, trasforma un grasso, simile al colesterolo, presente nella pelle in vitamina D3 (colecalciferolo). Prodotta nella pelle, o introdotta con la dieta e assorbita nell’intestino, passa poi nel sangue dove si lega a una proteina specifica che la trasporta ai diversi organi e tessuti. Nel fegato e nel rene viene trasformata prima in calcidiolo e poi in calcitriolo, la molecola dotata di attività biologica”.
Un legame antico: Eschimesi e vitamina D
La consumazione di alimenti ricchi di Vitamina D tipica di alcune culture ha permesso di identificare il loro potenziale nutrizionale. Una medicina, qualificata come istintiva, che venne osservata nella popolazione degli eschimesi, abituati da sempre a consumare fegato di pesci o foche crudi. Alimenti che contenevano la vitamina D, come si scoprì in seguito. Un approccio particolare e utile che si traduceva in una forma di auto-terapia adottata da queste popolazioni in assenza di sole.
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