La scuola è finita. Siamo in vacanza!
Per i più piccoli la destinazione è un campo estivo ma i fratelli maggiori, adolescenti, scalpitano per organizzarsi con gli amici. Strategie e consigli per “sopravvivere” alle vacanze dei figli.
La scuola è già un lontano ricordo e le vacanze sembrano infinite: è il momento del tutto-è-possibile per bambini e ragazzi. Nella maggior parte dei casi i genitori, entrambi lavoratori, hanno già organizzato le settimane in dettaglio tra nonni, centri estivi, oratori, scout e campi vacanze. Le attività sono scelte in base all’età e al grado di autonomia. Ma via via che l’età aumenta, più le scelte relative all’estate diventano complesse. Da una parte c’è la voglia di divertimento e di libertà dei figli. Dall’altra i genitori con i loro bagagli di lavoro, responsabilità e, spesso, sensi di colpa. L’adulto deve evitare di farsi trasportare da sentimenti negativi alimentati dall’idea di “abbandonare” i figli anche d’estate. Meglio pensare che si sta offrendo l’opportunità di vivere un’esperienza diversa e uno spazio e un tempo di libertà, lontani dai genitori: il primo passo verso l’affermazione dell’autonomia. Senza dimenticare che a volte sono proprio i figli a domandare questo spazio! Centri e campi estivi: le vacanze a misura di bambino.
A seconda del livello di autonomia del bambino e delle necessità familiari, il genitore può optare per un centro estivo diurno, che consente di coprire il tempo pieno della scuola ritrovandosi insieme a casa la sera, oppure per un vero e proprio campo estivo con un periodo più o meno lungo fuori porta. In entrambi i casi è fondamentale il modo in cui il genitore propone l’esperienza. Il tono di voce, la serenità, l’entusiasmo e la capacità di coinvolgere il figlio nell’organizzazione della nuova avventura sono essenziali. Meglio scegliere un progetto che incontri le passioni del bambino, che si tratti di sport, natura, creatività o lingue straniere.
Altrettanto fondamentale la scelta del gruppo, che deve essere omogeneo per età e competenze, e l’eventuale presenza di amici, che può essere un incoraggiamento.
Bisogna scegliere l’esperienza più opportuna e meno traumatica tenendo presente l’età - non ce n’è una “giusta” dipende dal bambino - e senza esagerare per la comodità degli adulti. Nei campi estivi e nei campeggi scout i piccoli sono suddivisi in gruppi omogenei e vengono assegnati dei compiti per raggiungere degli obiettivi comuni. In questo modo il bambino sperimenterà l’appartenenza a un gruppo, come in una sorta di famiglia, e non si sentirà solo ma protetto e orientato verso un obiettivo condiviso.
Se pensiamo che sia pronto per un’esperienza indipendente, prepariamolo a quello che vivrà ma senza scendere troppo nei dettagli per tenere accesi curiosità ed entusiasmo e anche orgoglio...per essere così grande da trascorrere da solo alcuni giorni.
Un ultimo consiglio: iniziamo con pochi giorni, non prenotiamo subito per due settimane!
Gli adolescenti e la sete di libertà
I ragazzi sono cresciuti e non vogliono più trascorrere tutte le vacanze con i genitori o i nonni e per i centri estivi si sentono già troppo grandi. Cosa fare? A volte i ragazzi chiedono di restare a casa da soli. Meglio non esagerare: il rischio è di trovarli sempre sul divano persi tra smartphone e tv.
Altre volte si sentono pronti per un viaggio con gli amici: una vacanza studio all’estero in college o con ospitalità presso una famiglia, un campeggio, un vero e proprio viaggio... Non di rado questo bisogno di indipendenza è forte e diventa fonte di conflitti e litigi. I genitori devono ascoltare, valutare e riuscire nel difficile compito di mantenere fluida la comunicazione.
Accogliere o meno le richieste dei ragazzi in base all’età e alla maturità scatena nel genitore emozioni ambivalenti. Orgoglio, voglia di sostenere l’autonomia ma anche ansia e preoccupazione.
Se decidiamo di lasciare partire il figlio in vacanza da solo - dove questa sarà per i più giovani un campo estivo più lontano o prolungato nel tempo o una vacanza studio, mentre per i più grandi già un viaggio vero e proprio - è opportuno tenere saldo il timone su alcuni punti. Organizziamo il viaggio insieme per verificare spostamenti, pernottamenti, budget e capacità di pianificazione e per “ripassare” l’importanza della prudenza e del buon senso: chiariamo subito che desideriamo essere aggiornati con chiamate quotidiane.
L’ideale è mostrarsi sereni e fiduciosi per infondere tranquillità e, al tempo stesso, ricordare ai ragazzi le proprie responsabilità verso se stessi e i compagni di viaggio. Tra queste non dimentichiamo di metterli in guardia da situazioni rischiose per la propria incolumità e salute, comprese le tipiche malattie del viaggiatore a quelle sessualmente trasmesse. Il giorno della partenza salutiamoli con gioia e dimostriamo quanto siamo fieri di loro: è un’importante occasione di crescita...e ringraziamo in cuor nostro la tecnologia che ci permetterà di ricevere foto via whatsapp e aggiornamenti abbastanza costanti impensabili fino a 15 anni fa!
Per i più piccoli, nuove avventure a portata di passo
Dopo un anno di scuola i bambini sono stanchi e meritano un po’ di svago e di sano ozio, meglio se in zona o in contesti noti, in attesa delle vacanze con mamma e papà.
Per il bambino che frequenta l’asilo, è meglio proseguire se possibile la routine nella stessa struttura, che di solito organizza attività estive ad hoc, o restare in un ambiente già familiare che non comporti un nuovo distacco dalle figure di riferimento.
I più grandi, che stanno frequentando la primaria, saranno probabilmente felici di frequentare un centro estivo diurno con attività ludiche, sportive o creative, e magari già di trascorrere un paio di giorni fuori porta con il gruppo scout frequentato durante l’anno. Qualsiasi soluzione va pensata con attenzione alternando momenti di gioco e di svago ma anche di riposo e libertà, senza dimenticare il tempo condiviso insieme!
Tornare un po’ prima dal lavoro e fare qualcosa di speciale insieme sarà il migliore regalo per il bambino, che altrimenti potrebbe sentirsi allontanato o peggio un peso per i genitori che non possono occuparsene.