A cura di Barbara Sala, Consulente di Rete Club Salute
Le varie definizioni di farmacista counselor circolanti spesso sembrano dare la percezione di una doppia natura, come se fosse presente una dicotomia professionale da unire forzatamente. Ciò che molto spesso non viene colto, è che non si tratta di affiancare competenze di ruoli professionali differenti, bensì di creare una composizione integrata.
Il counselling del farmacista
Prima di addentrarci nel mondo del consiglio, è importante chiarire che il counselling effettuato da un farmacista non è frutto di un banale copia e incolla di competenze di altri: non è come il counselling effettuato da un medico, e nemmeno come quello di uno psicoterapeuta. Si tratta, piuttosto, di una soluzione terza, diversa dalla somma delle parti, e rappresentante una figura professionale evoluta, integrata, armonica.
In Club Salute, questo è un vero punto fermo. All’interno del nostro network, infatti, sappiamo esattamente come guidare i farmacisti nel counselling per realizzare quella che è la nostra missione: essere specialisti del consiglio.
Counselling in farmacia: un processo continuo
Il dispensare un buon consiglio non si estrinseca solamente nella fase propriamente restitutiva, ma anche nell'acquisizione e ottimizzazione delle fasi di ascolto e anamnesi, propedeutiche alla proposta di un trattamento di cura ideale e completo.
L’atteggiamento a banco, l’ascolto attivo, la capacità di porre domande aperte e chiuse (come e quando), l’avere protocolli di consiglio che facciano da guida: sono tanti i virtuosismi da acquisire e integrare con le proprie competenze tecniche.
Di fatto, un buon counselling è esattamente come un buon farmaco: consta di principi attivi validi (le competenze tecniche), veicolati da buoni eccipienti e da una formulazione che ne faciliti l’assunzione e l’efficacia (le competenze non tecniche).
Vi sono inoltre tutta una serie di virtuosismi operativi e “strutturali” della farmacia che aiutano il farmacista nella sua missione di presa in cura del paziente a 360 gradi. Non parliamo, quindi, solo di competenze personali, ma anche di facilitazioni derivanti dal proprio ambiente lavorativo che permettano di effettuare un counselling efficace.
L’essere in un network strutturato come Club Salute fa sì che il tempo e le energie da dedicare al banco siano maggiori. Avere un circuito di servizi da proporre al paziente per monitorarne lo stato di salute nobilita la consulenza, mentre gli strumenti di contenuto e formazione costanti rinforzano la veridicità e l’efficacia di quanto si va a veicolare.
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